Un documentario su Esther Seidel
Regia di Alice del Pizzo 2021
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Mi chiamo Esther Lucia Maria Seidel. Esther è un nome ebreo anche se non sono ebrea. Provengo da un piccolo paesino sul lago di Costanza in Germania. Lucia e Maria erano le mie nonne, due nonne di poco cuore.
Io non sono come loro, sono l'esatto opposto, quindi che bello pensare che non siamo fatti solo di antenati, sangue e la materia della nostra storia familiare. Siamo liberi di scegliere e di seguire le nostre tracce, lasciandoci alle spalle i traumi, le delusioni, le ferite del nostro albero genealogico, guardando oltre, nell'universo dove troviamo tante risposte.
Io sono un artista e questo più che una professione è una vera vocazione.
TUTTE LE RISPOSTE SONO DENTRO DI NOI
Fino ad oggi non ho mai smesso di indagare, cercare e seguire la mia interiorità, tramite le mie opere.
loro sono io,
io sono loro
loro sono il mio interno
come io sono il loro esterno
e come io sono cambiata nella vita
loro sono cambiate con me
VITA
Ho studiato storia dell'arte a Bamberg in Germania, poi mi trasferii a Monaco per iscrivermi all'accademia, ma ben presto trovai lavoro da uno scultore che lavorava a Monaco e a Pietrasanta. Così andai in Italia e mi iscrissi all'Accademia di Belle Arti di Carrara.
Durante il primo anno dell'accademia incontrai Patrick un ragazzo svizzero, che diventò il mio compagno di vita e di lavoro e il padre di mio figlio.
Durante gli anni dell'accademia era interessata al corpo umano e in particolare a quello femminile.
Le mie donne grandi e formose mi permettevano la ricerca di volumi ed equilibri. Erano molto pesanti poiché utilizzavo sia la terracotta che il cemento. Il processo era lungo e molto laborioso.
Oggi come allora l'impossessarmi del tempo per dedicarlo tutto al mio lavoro fa parte di ogni opera, come se fosse un elemento, un materiale, un colore.
Nel 2000 nacque Vincent e nello stesso anno dopo diciassette anni si interruppe la relazione con l'uomo che avevo sposato la mia vita cambiò completamente. Ero da sola con il mio bambino.
Dovevo lasciare andare i vecchi modelli della vita di coppia e trovare una nuova struttura quotidiana per poter lavorare, sentirmi madre e artista.
Inizia il fotografarmi ed elaborare le fotografie al computer, poi le facevo stampare su un telo, compravo la lana e il mio studio mobile era pronto. Ovunque mi trovassi, Vincent e la borsa del ricamo erano con me, era emozionante vivere la mia femminilità nella leggerezza del materiale e nella ripetizione del gesto di ago e filo, come se fosse un mantra.
STUDIO E RICERCA
Negli ultimi anni ho intensificato lo studio di un tema per me molto importante, ossia quello della seconda guerra mondiale, dell'olocausto e del nazionalsocialismo.
Comparato a questa esperienza atroce, qualsiasi dolore della mia vita personale, perdeva importanza.
Inoltre approfondire e provare a comprendere questo momento storico leggendo da diversi punti di vista come sia potuto accadere porta a chiedermi, io come mi sarei comportata.
È troppo facile immaginarsi coraggiosi, insieme ad un gruppo di persone della resistenza.
C'è solo la speranza che sarebbe stato così, ma il tema della colpa è sempre stato presente nella mia vita.
Le mie opere di adesso sono nate in seguito ad un lungo percorso di esperienze, di dolore, di diventare madre, di vedere in frantumi il mio grande sogno di coppia e famiglia tradizionali, che forse non era neanche mio, ma assunto dalla mia educazione.
Sono cresciuta con una madre profondamente cattolica, ho vissuto la religione come un dogma esteriore e formale, fino al punto che da adulta ho deciso di uscire dalla chiesa e mi sono sbattezzata.
Io non credo in un dio o in una divinità fuori da me stessa, ma credo che il divino siamo noi.
Percepisco la spiritualità come un continuo cammino alla ricerca del proprio interno.
Da bambina ero affascinata dalla Madonna e soprattutto dalle sue rappresentazioni artistiche, specialmente dalla “Schutzmantelmadonna”, la Madonna che protegge intere popolazioni sotto il suo manto.
Mi travestivo da Madonna con il velo e il mantello, imitandola. Anche oggi come allora mi raffiguro come una Madonna con l'aureola, come donna, come madre e grande protettrice.
Nelle mie opere di oggi sono ricamati i miei pensieri, la speranza, la consolazione, l'amore per il mondo, le persone, la natura. Tutto questo è rappresentato nelle mie Madonne, nelle stelle, nei mappamondi e nelle aureole. L'aureola la interpreto come una “luce interiore” che si rispecchia nel cielo, la nostra aura. Da sempre, appena leggo o guardo o ricamo le aureole mi commuovo.
ISPIRAZIONE E CREAZIONE
Quando inizio un nuovo arazzo, molto spesso sono ispirata dalla particolarità di un tessuto.
Può essere un piccolo ritaglio preso da un tappezziere, come un antico lino su un mercato dell'antiquariato.
La manualità mi affascina. Il processo lungo, lento e ripetitivo mi rispecchia e mi corrisponde completamente. Amo lavorare, pensare ed occuparmi delle mie opere, toccare ogni cosa con attenzione e amore mi fa felice. Mi piace molto sperimentare texture differenti. Compro materiale liturgico antico da cui ritaglio fiori ed ornamenti e li compongo di nuovo insieme oppure stampo foglie, fiori ed erbe su stoffe o preparo vari tipi di tinture a base di ruggine e aceto per i miei tessuti da tingere.
Già da un po' sto collezionando tappi di alluminio e cialde di caffè che schiaccio con una pressa e li unisco con un filo di rame. Li useró per creare un manto ad una Madonna di 5 metri che va appesa all'aperto, utilizzando solo del materiale riciclato.
Al momento sto lavorando ad un trittico di una Madonna che chiamo “Madre Terra” ed è in preparazione il mio prossimo progetto. I ricami saranno riportati su telai Jacquard che è un tipo di telaio per tessitura che dà la possibilità di eseguire disegni molto complessi. Il tutto avverrà in collaborazione con Riccardo Bruni, una persona di grande professionalità e passione, nonché textile designer per Lyria un’importante azienda tessile italiana con una costante ed innovativa ricerca sui materiali.
Lì ho trovato i tessuti più belli e particolari in assoluto.
In conclusione vorrei dire a voi giovani artisti di oggi: non lasciatevi influenzare; non cambiate le vostre idee e i vostri sogni per gli altri.
Tutto quello che volete davvero lo raggiungerete. Forse il vostro cammino non sarà esattamente come ve lo immaginate, ma non fatevi intimidire da nessuno. Qui si tratta della vostra vita e delle vostre scelte. Seguite la vostra voce interiore che vi porterà a capire come volete esprimervi e cosa avete da dire, dove sta il contenuto in voi e quale mezzo artistico vi si addice.
Non esitate a provare e sperimentare e il consiglio che mi sta più a cuore è questo non abbiate paura di non farcela o di non essere abbastanza bravi. Esprimete la vostra arte in ogni caso senza il timore di piacere o non piacere agli altri. Siete unici, ognuno di voi, con la propria storia che ognuno a modo suo tirerà fuori.
Sono stata per un mese in Islanda insieme a 40 artisti di tutto il mondo, dai 25 ai 76 anni.
C’erano scultori, ballerini, musicisti, fotografi, pittori, performer, installatori poeti e video artisti.
Ognuno era occupato con il proprio progetto, ma nello stesso tempo sempre pronti ad ascoltare gli altri, darsi consigli, scambiarci pareri ed opinioni, non c'erano diversità etnica tra di noi, non esistevano barriere razziali, il mondo è la nostra casa e ognuno di noi lavora a modo suo per migliorarlo, curarlo ed aiutarlo.